Un giorno, durante il mio periodo in Nepal, Surendra mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto andare con lui e altri suoi colleghi a seguire la creazione di un progetto di alfabetizzazione di alcune madri. Ho accettato senza esitazione ed il sabato seguente siamo partiti per questa avventura.
Con una macchina siamo arrivati in una cittadina, io pensavo di aver raggiunto la nostra meta, invece abbiamo dovuto cambiare veicolo per proseguire su una strada di montagna.
Abbiamo continuato il viaggio seduti nel cassone del furgone percorrendo una strada estremamente dissestata.
Durante la nostra prima tappa, Surendra mi ha spiegato che avremmo visitato una scuola, ma non ha specificato nulla del suo stato disastrato.
L’unica cosa che posso fare è descrivere quello che ho visto.
Dopo l’inquietante viaggio mi sono ritrovata in una bellissima zona di montagna.
Siamo stati calorosamente accolti con ghirlande di fiori. Dopo alcuni discorsi di presentazione e domande da parte dei presenti, abbiamo proseguito con la visita della scuola. Quest’ultima è suddivisa in quattro scure aule, tre delle quali hanno dei banchi di un vecchio legno che si reggono a malapena in piedi, mentre l’altra non ha nemmeno quelli. Le lavagne, se presenti, sono consumate dal tempo, come del resto l’intero edificio che gode però, oltre che di una bella vista, di un grande piazzale. La struttura si trova su una piccola collina ed è quindi raggiungibile soltanto attraverso un sentiero. La gente si sposta quasi soltanto a piedi.
La sopravvivenza è data dall’agricoltura.
Sono sicura che questa testimonianza non darà la stessa impressione che ho avuto, ma spero comunque che possa essere utile.